DC 9 Itavia IH 870. E' la storia di passeggeri dentro ad un aereo, decollato in un venerdì di fine giugno, una sera come tante d'estate, calde, con cielo limpido, gli strumenti che non segnalano anomalie, senza particolari problemi meteo e operativi, solo quelle frasi del pilota che criticano la funzionalità delle radioassistenze di Firenze, Bolsena e Ponza. Un viaggio di routine, una tratta neanche poi lunga, da Nord a Sud, poco più di seicento miglia, uno scambio di necessarie informazioni tra l'equipaggio e i centri radar. Tutto normale, in un Paese che nel 1980, è però anormale, a sovranità limitata, dove le informazioni necessarie a chi indaga sulle stragi vengono insabbiate. Non un atto di deviazione dei servizi di sicurezza e degli apparati dello Stato, ma un'azione congiunta di più organismi, finalizzata alla neutralizzazione della verità. Il loro è un atteggiamento a prescindere. DC9 Itavia IH870. E' la storia di ottantuno persone. Settantasette passeggeri e quattro dell'equipaggio. Nomi, cognomi, mestieri. Uomini, donne e bambini, partiti felici e sereni da Bologna. A Palermo, non li hanno mai lasciati scendere.
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A Palermo, non li hanno mai lasciati scendere.
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