Mediocrità mannara
pubblicato il 23 giugno in Danimarca [Dagbladet Information] .
Mentre Barak Obama veniva eletto presidente americano, Silvio Berlusconi riceveva una visita da una escort. Il politologo Pierfranco Pellizzetti riporta in un nuovo libro che il berlusconismo ha cambiato i valori nella società italiana attraverso una irresponsabile banalizzazione della sfera pubblica.
Revanchismo
Chiunque abbia pensato che il tallone di Achille di Silvio Berlusconi fosse la mafia, la corruzione o il suo conflitto di interessi, si è sbagliato. Numerosi processi, reportage giornalistici e analisi accademiche non hanno portato alla rottura della relazione carismatica tra Berlusconi e una gran parte del popolo italiano. Tuttavia ora ci è riuscita una escort che Berlusconi non ha retribuito, per rompere l’incantesimo. Un libro nuovo e squisitamente pieno di cattiverie, Fenomenologia di Berlusconi, del politologo Pierfranco Pellizzetti, non cerca di svelare i misteri della vita di Berlusconi, ma si concentra soprattutto sull’analisi del cosiddetto “fenomeno Berlusconi”, cioè “le parole, l’habitus, i gusti e i disgusti come filo per dipanare il bandolo della matassa berlusconiana.”
L’analisi del libro inizia da un capitolo di Umberto Eco, la fenomenologia di Mike Buongiorno, il più famoso conduttore italiano: “Quest’uomo deve il successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta” scrisse Eco nel 1961. In seguito Mike Buongiorno, che aveva partecipato al programma Sogni nel Cassetto, diventò una parte importante del primo successo del magnate televisivo Silvio Berlusconi. Pierfranco Pellizzetti aggiunge che la banale mediocrità, che nel frattempo si è evoluta in una mediocrità spaventosa e globale, sotto il regime berlusconiano è diventata egemonica in Italia: “Sempre la stessa soddisfatta indifferenza nei confronti dei pensieri complessi, la stessa ostentazione compiaciuta e senza un minimo di pudore per la propria sublime inadeguatezza, la pacchianeria esibita come stile.”
Berlusconi è cresciuto in una famiglia di ceto medio milanese. Nel pamphlet Una Storia Italiana, che fu recapitato a casa per le elezioni politiche del 2001, si dice di lui che “suscitava qualche invidia il suo buon gusto nel vestire.” Secondo Pellizzetti questa osservazione rivela una basilare ansia sociale, che è una concezione diametralmente opposta di eleganza: “L’ansia palese, leggibile nelle foto di allora, che riproducono il Nostro, paffuto e in pantaloni alla zuava (…) perfetta icona del ceto medio-basso che si tira su dandosi delle arie, atteggiandosi (…) Da qui il crescere, nell’ incubatrice della paura da precarietà di posizionamento e nel risentimento di classe, di quella voglia di rivalsa che si concretizza in un’idea monomanicale: ‘ve la farò vedere io! Vi comprerò tutti!.”
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