Se il Silvio Zelig planetario fa il vice di Obama di Daniela Gaudenzi
WWW.CENTOMOVIMENTI.COM - 7 APRILE 2009
La singolare e poco onorevole attitudine che Roberto Scarpinato attribuisce molto a proposito agli intellettuali italiani, quella di essere sostanzialmente, con esigue ed eroiche eccezioni, dei tendenziali impostori che invece di smascherare il potere lo giustificano ed esaltano acriticamente, si addice a maggior ragione alla categoria dei giornalisti e non solo a quelli già a libro paga del presidente del Consiglio, ma anche ai non pochi aspiranti all’assunzione.
Un esempio, tra tanti, particolarmente illuminante lo forniscono i “retroscena” del notista politico della Stampa Augusto Minzolini, che a onor del vero trattava quasi con altrettanta devozione Massimo D’Alema quando era a palazzo Chigi e che a sua volta lo teneva in grande considerazione.
Secondo Libero, solitamente ben informato sulle predilezioni e le manovre del Cavaliere sul fronte delle nomine, il notista specializzato nel dietro le quinte secondo i desiderata dei protagonisti, sarebbe l’eletto per sostituire alla direzione di Panorama Maurizio Belpietro in procinto di sostituire Riotta al TG1.
A prescindere da ogni dietrologia e/o pregiudizio in funzione della sua eventuale futura carriera, la sua ricostruzione della performance berlusconiana al G 20, colpisce per il tentativo di accreditare Berlusconi come l’interlocutore privilegiato di Barak Obama, non a livello europeo, come hanno tentato di spacciare molte testate nazionali, oltre ai principali Tg del servizio pubblico, ma a livello planetario.
Già dall’incipit si entra nell’atmosfera del pezzo “finita la telenovela sulle gaffes o presunte tali, dopo tanto parlare si è scoperto che Barak Obama e Silvio Berlusconi sono d’accordo su tutto: Afghanistan, Nato, disarmo nucleare, rapporto con la Russia, crisi economica, ingresso della Turchia nella Comunità Europea….”.
Ma più ancora sarebbe venuta palesemente meno l’ultima “storiella” agitata dai soliti antiberlusconiani provinciali e pregiudizialmente ostili al premier e cioè che Obama fosse ostile ad incontrarlo come si dedurrebbe dall’ elementare circostanza che il presidente americano ha avuto incontri bilaterali con tutti inclusa Spagna, Grecia, Polonia, fuorché l’Italia.
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