Decreto di archiviazione Berlusconi-Dell'Utri strage di Capaci Intervista a Paolo Borsellino sui rapporti fra Berlusconi Dell'Utri e la Mafia
prima di votare , pensa !!!
Italia Anno Zero e il Ministero della Verità
Marco Travaglio alla fiera del libro di Torino, presenta il libro "Italia Annozero" scritto insieme a Beatrice Borromeo e Vauro, edito da Chiarelettere.
Il suo intervento.Open publication - Free publishing - More vauro
17 maggio 2009
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Non dittatura, ma sultanato: intervista a Giovanni Sartori
In questa intervista Sartori parla, attraverso alcune parole chiave del suo ultimo libro, Il sultanato, della situazione italiana, politica ed economica: poco ottimismo, molta amarezza e soprattutto tanta preoccupazione per le sorti del nostro Paese
Il suo libro si chiama Il Sultanato ed è un titolo molto evocativo. Che tipo di sultanato c’è nel nostro Paese?
Il sultanato è un’invenzione spiritosa. Quello che mi premeva era bloccare la definizione della sinistra che continua ad affermare che Berlusconi è un dittatore perché non bisogna gridare al lupo prima che il lupo arrivi. Il lupo è vicino, ma a forza di dirlo la gente si abitua e al momento giusto quest’arma polemica sarà spuntata. Ho preferito l’immagine storica del sultanato, che non dà l’idea del dittatore degli anni venti e trenta che rifaceva o cancellava la costituzione e che si proclamava dittatore con compiacimento. Ora il processo è diverso: le tentazioni di un potere poco controllato, anche assoluto, avvengono svuotando la democrazia dall’interno, in sostanza cancellando sempre più la resistenza dei contropoteri, delle controforze sulle quali si fonda il costituzionalismo liberale. Questo è quello che avviene oggi, in futuro non si sa. Berlusconi secondo me è sempre più megalomane e potrebbe essere pericoloso. A lui interessa comandare, quello che conquista è suo e sul suo comanda lui, punto e basta. È questo assolutismo di fatto più che di diritto che ho voluto evocare con la nozione di sultanato.
L’italia e il mondo stanno attraversando una fortissima crisi economica. Secondo lei, con i provvedimenti che sono stati presi dal Governo in questo ultimo anno ci permetteranno di superare una situazione così critica?
La crisi è globale, la nostra fortuna è che noi siamo stati un po’ periferici in questa avventura, abbiamo banche più prudenti, industrie meno colossali e quindi meno esposte a rischi di crollo improvviso. Ma la verità è che l’Italia non ha un soldo e ha un colossale debito pubblico che ora con la crisi aumenta. Quando il debito pubblico è il 110 del Pil vuol dire che un paese è a rischio. Lo è sempre stato e in questa situazione lo è ancora di più. Che si possa rimediare stampando soldi per fortuna non è più consentito perché lo farebbero subito... D’altronde, ogni volta che c’è un’elezione Berlusconi annuncia una diminuzione o un taglio delle tasse, ma la cassa è vuotissima, siamo al verde. Le promesse di Tremonti sono vuote, non dico per colpa sua, ma perché dietro non c’è nulla, non ci sono strumenti d’attuazione, il paese ormai è arrugginito nelle sue infrastrutture, la gestione pubblica non funziona più, quindi noi siamo a rischio più per ragioni tipicamente italiane che per quelle che hanno scatenato la crisi globale, che ancora non è superata perché non abbiamo neanche misurato completamente il buco prodotto dalla follia del subprimes.
Lei, nel libro, analizza anche il curioso rapporto tra Partito Democratico e Lega.
Ho sempre scritto che il federalismo che postula la Lega è disastroso...
leggi tutto www.wuz.it
15 maggio 2009
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La lunga sequela del complotto italiano
di Roberta Lemma 11 maggio 2009
Licio Gelli, Castiglion Fibocchi, Banca Etruria, Berlusconi, San Marino, Luca Simoni, Eminflex, Giacomo Riina, Dell’Utri.
Vi domanderete cosa hanno in comune questi nomi, certo, per chi conosce un poco la storia recente
alcuni nomi li ricollegherà facilmente altri meno. Ancor piu difficile raccontarli e intersecarli rendendo fluido il discorso. Tuttavia è doveroso rivendicare una volontà spregiudicata di portare alla conoscenza di tutti lo sviluppo economico dell’Italia negli ultimi 40 anni, quello stesso sviluppo che, come un boomerang, ora torna indietro infrangendo le nostre vetrate mentali.
Partiamo da una domanda che vuole essere una riflessione:
Quando a venir condannato è solo il capo o uno dei capi di un qualsiasi intrigo che abbia come fulcro la gestione di affari e di alleanze, cosa succede?
Praticamente niente poiché l’azienda o la banca non viene intaccata ed è libera di continuare la sua losca strada, gli basta cambiare e nominare un nuovo timoniere che paziente aspettava la sua ora.
È bene anche precisare che, tutto quel che è stato prescritto o assolto, pur attorniato da testi e pubblicazioni e testimonianze e documenti non può, venir raccontato, senza rischiare denunce o querele. Eppure possiamo far finta di non credere a certe testimonianze, a certe intercettazioni, a certi urli che come boati spingono per venir a galla e invece poi saltano in aria per mano criminosa?
Possono anche le nostre coscienze assolvere taluni ambigui personaggi pur sapendo delle loro amicizie e alleanze nelle procure e tra i magistrati e giudici e politici?
Un difficile percorso a ritroso.
4 maggio 2009 ... leggi tutto reset-italia.net
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Tu lo chiami dio , ma io non lo conosco...
10 maggio 2009
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Quest' Italia
la canzone per ItaliaDallEstero.info
1° maggio 2009 , qualcuno si muove
1° maggio 1947, coltiviamo la Memoria
Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato"
La strage di Portella della Ginestra
Nel pianoro a metà strada tra i comuni di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, in provincia di Palermo, la festa del primo maggio 1947, a cui partecipavano migliaia di persone, fu interrotta da una sparatoria che, secondo le fonti ufficiali, causò 11 morti e 27 feriti. Successivamente, per le ferite riportate, ci furono altri morti e il numero dei feriti varia da 33 a 65.
I contadini dei paesi vicini erano soliti radunarsi a Portella della Ginestra per la festa del lavoro già ai tempi dei Fasci siciliani, per iniziativa del medico e dirigente contadino Nicola Barbato, che era solito parlare alla folla da un podio naturale che fu in seguito denominato "sasso di Barbato". La tradizione venne interrotta durante il fascismo e ripresa dopo la caduta della dittatura. Nel 1947 non si festeggiava solo il primo maggio ma pure la vittoria dei partiti di sinistra raccolti nel Blocco del popolo nelle prime elezioni regionali svoltesi il 20 aprile. Sull'onda della mobilitazione contadina che si era andata sviluppando in quegli anni le sinistre avevano ottenuto un successo significativo, ribaltando il risultato delle elezioni per l'Assemblea costituente. La Democrazia cristiana era scesa dal 33,62% al 20,52%, mentre le sinistre avevano avuto il 29,13% (alle elezioni precedenti il Psi aveva avuto il 12,25% e il Pci il 7,91%).
La campagna elettorale era stata abbastanza animata, non erano mancate le minacce e la violenza mafiosa aveva continuato a mietere vittime. Il 1947 era cominciato con l'assassinio del dirigente comunista e del movimento contadino Accursio Miraglia (4 gennaio) e il 17 gennaio era stato ucciso il militante comunista Pietro Macchiarella; lo stesso giorno i mafiosi avevano sparato all'interno del Cantiere navale di Palermo. Alla fine di un comizio il capomafia di Piana Salvatore Celeste aveva gridato: "Voi mi conoscete! Chi voterà per il Blocco del popolo non avrà né padre né madre" e la stessa mattina del primo maggio a San Giuseppe Jato la moglie di un "qualunquista truffatore" - come si legge in un servizio del quotidiano "La Voce della Sicilia" - aveva avvertito le donne che si recavano a Portella: "Stamattina vi finirà male" e a Piana un mafioso non aveva esitato a minacciare i manifestanti: "Ah sì, festeggiate il 1° maggio, ma vedrete stasera che festa!"...
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