Crisi della politica e riforme costituzionali. Intervista al prof. Paolo Veronesi di Vito Todeschini - Megachip
“Non lo si dice ufficialmente e a cifra tonda, perché il momento è, o sembra, ancora quello dell’incubazione. La covata è a mezzo. L’esito non è scritto. La Costituzione del ‘48 non è abolita. Ma è sottoposta a erosioni e svuotamenti di cui nessuno, per ora, può conoscere l’esito. Forze potenti sono all’opera per il suo superamento, ma altre forze possono mobilitarsi per la sua difesa. La Costituzione è in bilico”. Con queste parole Gustavo Zagrebelsky ci mette in guardia da ciò che, in modo latente, sta avvenendo: un attacco serrato, continuo, bipartisan alla Costituzione. Il potere sta tentando di superare quel che considera un ostacolo, e lo fa in maniera soft, cercando di convincerci a mezzo stampa e TV che sono necessarie grandi riforme costituzionali per adeguare la nostra Carta fondamentale ai tempi correnti.
Attraverso le parole di un costituzionalista, allora, vogliamo dissolvere i luoghi comuni utilizzati per colpire il tessuto di garanzie su cui poggia quella che insistiamo a chiamare democrazia.
Allo stesso tempo, però, è d’obbligo una riflessione. Se siamo arrivati a questo punto la responsabilità è anche di noi cittadini: è nostro compito, infatti, iniziare a prenderci cura della Costituzione, imparare a comprenderla e a difenderla, poiché ha un fortissimo valore etico-politico. Frutto del “velo di ignoranza”, quando ogni forza politica ha agito ponendosi nella prospettiva della minoranza, essa è costruita su un delicato gioco di diritti e garanzie, di poteri e contropoteri.
La ragione fondamentale per cui dobbiamo batterci in sua difesa è proprio questa: la Costituzione è il fronte più avanzato di resistenza contro ogni tipo di potere oppressivo.
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