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ZAVOLI NOSTRI di Ferdinando Imposimato [ 05/02/2009]
Dopo la definitiva investitura di Sergio Zavoli al vertice della Commissione di vigilanza sulla Rai, ripubblichiamo l'articolo scritto da Ferdinando Imposimato a dicembre dello scorso anno, quando fu avanzata per la prima volta questa candidatura.
La scelta di Sergio Zavoli al vertice della commissione di vigilanza sulla Rai sarebbe stata l'ennesima cavolata di Walter Veltroni, ancora una volta suggestionato dal nome di prestigio, dal giornalista famoso, il quale, pero', non ha la piu' pallida idea del conflitto di interessi che mette in pericolo la nostra democrazia. In due legislature, Zavoli si e' distinto per la totale inerzia sulle questioni cruciali della liberta' di stampa e dell'inammissibile conflitto di interessi in cui versa il Presidente del Consiglio quale controllore di tutte le Tv pubbliche e private. Ci si sarebbe aspettati da lui, vissuto per anni dentro la televisione pubblica, un'iniziativa legislativa per risolvere il problema, una denunzia forte del pericolo che nasce dal controllo di tutte le reti da parte di Berlusconi. Zavoli non poteva ignorare che non esiste un'altra democrazia avanzata, come l'Italia, in cui il padrone della tivvu' commerciale nonche' primo editore del Paese possa fare attivita' politica. Zavoli, nella migliore delle ipotesi, avrebbe mantenuto una posizione di equilibrio e di non belligeranza tra maggioranza e opposizione, equivalente al sostegno di questa maggioranza.
Stupisce che nessuno degli adulatori di Zavoli abbia notato i peana del Capo del Governo per il candidato di Veltroni. Ancora una volta Berlusconi e' riuscito a seminare discordia e spaccature nell'opposizione, indebolita dallo stucchevole duello D'Alema-Veltroni che ci affligge da anni. Il dubbio che vi sia stata qualche telefonata tranquillizzante da parte di Gianni Letta per conto dell'astuto Capo del Governo sul permanere di questa situazione mediatica indecente e' fondato, considerati i tentativi di contatto del capo della maggioranza con Leoluca Orlando. Ha ragione Giancarlo Bosetti che scrive su Repubblica, in preda ad una «pulsione depressiva» per la scelta infelice di Zavoli: «I vizi che in Italia prolungano oltre le medie internazionali la percentuale dei vegliardi sono affini a quelle che mantengono in posizioni molto redditizie dirigenti e notabili di vario genere che non producono risultati proporzionali ai guadagni».
Non c'e' dubbio che l'Italia sia il Paese sia in cui contano l'anzianita', le buone relazioni, la capacita' di navigare, ma mai il merito. E parlare di dialogo in materia di Rai e' semplicemente assurdo. E' un po' come se si dicesse che lo Stato doveva dialogare con la mafia per fare cessare le stragi. Cosa che peraltro e' avvenuta, stando a molte inchieste. In questo siamo in sintonia con Antonio Di Pietro, il quale sostiene che con Berlusconi, che esalta Angelo Mangano, mafioso conclamato, non sia ammissibile il dialogo. E se Riccardo Villari evoca la sceneggiata napoletana, Zavoli ricorda i camaleonti e trasformisti all'italiana. Per essere credibile, dovrebbe dire che lui vuole essere il candidato della opposizione e non bipartisan, cioe' uno che vuole amministrare l'esistente, cioe' la dittatura mediatica del Presidente del Consiglio.
L'Italia e' nel circolo vizioso del demerito. Secondo una recente indagine della Luiss sulla classe dirigente, la politica manda in parlamento sistematicamente figure di scarsa qualita'. Il merito appare “pericoloso” per leader fragili ed ignoranti, personaggi che ignorano totalmente i valori ed i principi della nostra Costituzione. Ancora una volta la via di uscita per i piu' capaci e coraggiosi, che dovrebbero essere il naturale ricambio di una classe politica di destra e sinistra - vecchia, logora e marcia - e' quella di andarsene. I piu' deboli rischiano di imboccare la strada suicida della droga e del terrorismo. Guai a loro! Essi devono battersi per cambiare questa situazione di agonia della democrazia. Come hanno fatto e stanno facendo per difendere il diritto al sapere: senza tregua, passando alla difesa della democrazia, del lavoro e della giustizia sociale. E devono continuare a farlo con i movimenti e le associazioni.





Mafia, Cuffaro condannato a 5 anni


un pensiero a silvio vasa vasa totò cuffariina
il signor cuffaro ha esultato alla condanna di 5 anni (cosa di cui un cittadino onesto si vergognerebbe ) per questo motivo : è stato condannato per favoreggiamento semplice a 'cosa nostra' ossia li ha favoriti uno alla volta , non aggravato cioè tutti insieme in un sol colpo. L'autore di questo bel risultato è piero grasso (azzeccasofismi)
uno dei tanti normalizzatori stile tinebra che nel mio mondo, 'Lo Stato', sarebbe condannato per ALTO TRADIMENTO, ma nel regno dei mandanti delle stragi della nostra STORIA occultata è premiato alla DNA (vedi il primo) o al DAP (vedi il secondo).
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