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Ostracismo e postumi di una sbornia di Franz Haas
L’uscita di scena di Berlusconi non basta a salvare l’Italia.
Sabato sera gli italiani che non appartengono alla corrente di Berlusconi hanno festeggiato a champagne. Ma l’emicrania con cui si sono svegliati il giorno seguente ha però cause anche più profonde.
Ancor più dal loro linguaggio si potrebbero riconoscere i farabutti, pensava Karl Kraus fidandosi delle false parole dei suoi avversari. I futuri linguisti analizzeranno diffusamente e istruttivamente l’italiano di Silvio Berlusconi e in particolare sarà istruttiva la parola “traditore”: “8 traditori”, ha scritto su un pezzo di carta Berlusconi martedì scorso, dopo un voto in tutta fretta in Parlamento, quando otto dei suoi compagni di partito hanno voluto fermare la totale rovina dell’Italia votando contro di lui. A questi traditori si dovrebbe sparare “alla schiena”, ha suggerito un deputato postfascista molto leale. Mussolini un tempo definì traditore anche il genero Galeazzo Ciano, che nel 1943 aveva votato contro di lui al Gran Consiglio del Fascismo. Mussolini e in seguito, per entrare nelle grazie di Hitler, divenne fantoccio del dittatore a Salò, facendo così giustiziare il genero come si conviene a un “traditore”.
Il linguaggio del berlusconismo, che ha reso il fascimo nuovamente salottiero, è un misto di brutalità e frivolezza al servizio del potere e per il paese resterà a lungo un dono velenoso di quest’epoca.
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36 minuti fa
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