Arrivederci Roma! di Miguel Mora "El País"
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Signore e signori, è finita. Il Capo ha deciso che bisogna andare a Parigi, e allora ci andiamo, a tutta bière che la cosa scotta parecchio. Sarkó, Carlá, il nasciturus, i suoi biberon, DSK da poco resuscitato dalle sue (evanescenti) accuse, erezioni e fluidi corporali, e con un pò di fortuna la vittoria di Madame Le Pen e l’ecatombe dell’Euro… Non sembra male come programma di lavoro, anche se lo devo ammettere: l’addio è durissimo. Fa male lasciare Roma, l’Italia, e persino Vaticalia. Per non parlare del magone che hanno le mie povere figlie da quando hanno saputo la notizia. Vaglielo a spiegare ora che quel che le dicono i trasteverini del “mio unico e grande amore” è solo retorica. Eh sí.
L’Italia è come una droga. Sai che se ne abusi e ti lasci prendere non ti farà bene, ti può intossicare e paralizzare, annullare la tua sana capacità di indignarti. Ma non puoi smettere. Dà dipendenza assoluta. Colpa degli italiani, certo. Affascinanti, intelligenti, svegli, fantasiosi, colti, prendono la vita con allegria e spirito sportivo, perché sanno che ci sono poche speranze e un solo finale possibile: morire.
Guardate l’amico B., che tanto ci mancherà. Impigliato in mille garbugli, imputato in mezza dozzina di processi, accusato dei peggiori crimini e peccati, è ancora lì. Fresco come una lattuga – appassita-, stirato come una fascia tricolore, con più capelli di 40 anni fa (caso unico nella storia), e ancora in libertà, godendosi tutto il suo potere d’acquisto (salvo quei 450 milioni di multa per aver comprato un tal giudice), e alla sua età dandoci dentro col bunga bunga su terra, mare e aria, nei giorni lavorativi e in quelli di festa... continua
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